Mario Almerighi | posted: 24/3/2021 at 18:47:02 |
Da giudice d’assalto cura processi che fanno storia, a partire dal cosiddetto scandalo dei petroli del 1974. È membro del consiglio superiore della magistratura, presidente dell’associazione nazionale magistrati, scrittore… Il suo corpo è sepolto nel 2017, il suo pensiero no. Ciao Mario, come stai? Lo so che stamattina sono in ritardo, ma i sogni reclamano più tempo. Osservo una tua foto. Quella con il sorriso colorato di futuro. L’ho messa sulla scrivania. È vero, ti prendi cura di me da quel piovigginoso, ma ansioso di sole, mezzogiorno savonese dell’ ’83. Fin da allora scorgi la mia schietta inesperienza e la solitudine di una responsabilità troppo grande per me. Mi disegni sul viso la tua utopia: sei convinto che sperare non è solo logico, ma vitale, perché ci obbliga all’impegno, ci rende felici già mentre sviluppiamo l’azione, a prescindere dal conseguimento dell’obiettivo. Imparo guardandoti vivere, trasformare ogni vittoria in umile tassello, ogni sconfitta in nuova energia: la discreta fatica del pensare, l’intrigante affanno dell’agire! Quanti ostacoli affronta il tuo percorso di diffusione dei valori costituzionali, dell’indipendenza della magistratura, della cultura della legalità. Cerchi subito l’appoggio di studentesse e studenti, all’inizio di uno sparuto numero di scuole, e, nonostante le barriere che “i senza amore” ti frappongono, gradualmente i fallimenti diventano successi, fino a che tutte le scuole dispongono di docenti referenti e progetti per la legalità. Il bene sa vincere perdendo. Anche se fra vincere e perdere tu preferisci continuare a lottare. La legalità!? È come una barca su cui attraversare il mare e giungere sull’isola che traspare all’orizzonte, verdeggiante di giustizia. E l’indipendenza!? “Michi, preferisci un giudice che obbedisca ai potenti o che non guardi in faccia a nessuno? Questa è l’indipendenza!”. Mi trasmetti il coraggio, non solo quello di agire, ma anche quello inquieto di avere paura: la tua mi fa accettare la mia, senza che mai ci impongano il cammino. Per te il magistrato è innamorato della Costituzione non delle leggi. Gli piace la vita! È felice! … Mario, adesso vado a scrivere una poesia e poi torno a parlare e giocare con te!
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