“La fiamma spezzata” di Giovanni Taranto | posted: 19/4/2021 at 16:42:05 |
Le narrazioni normalmente assumono una scansione spaziotemporale. Ne “La fiamma spezzata” di Giovanni Taranto (Avagliano Editore), lo spazio e il tempo assurgono al ruolo di personaggi, tanto è il tempo dedicato allo spazio, e lo spazio consacrato al tempo. “Certe date epocali sembrano capaci di rivoluzionare il calendario. Ancor più quello interiore, che ognuno di noi ha nella propria testa, nel proprio cuore, nella propria pancia” (p. 214). Il tempo non è solo fuori di noi, ma anche dentro di noi, condiziona i pensieri e le condotte e, lungi dall’essere sempre dinamico, a volte è “fermo” (p. 338). Che sia vero dipende da chi lo agisce, da chi lo osserva, da chi lo percepisce… Lo spazio s’insinua in ogni segmento del canovaccio e lo caratterizza, lo articola, lo definisce: la casa, la caserma, il camposanto, il fiume, l’Alfa, strade, stradine, vicoli, viottoli… e i temporali che li colorano con abiti varianti, con tinte intercalanti, con atmosfere che rispecchiano fisica e metafisica: “La pioggia si stava facendo sempre più fitta… Sagome indistinte sbucavano ogni tanto dal sipario liquido… ossessivo e ipnotico (il) movimento delle spazzole di gomma sui vetri (p. 33)…La pioggia rada della sera inoltrata si ricordò fosse inverno, e parve gelare, lucidando i basoli neri di lava vesuviana…”. (p. 198) Ma si potrebbe fare a meno del tempo e dello spazio? Cosa resterebbe dell’esposizione deprivata delle coordinate dell’ieri, dell’oggi, del domani e del teatro degli avvenimenti? E dei sensi dei protagonisti e di quelli della scrittrice, dello scrittore e ancora della lettrice, del lettore? Senza albe e tramonti, istanti ed ere geologiche, senza sgabuzzini e regge, borghi e metropoli, non nascerebbero la commedia, la tragedia, né chi recita, compone le righe o le scorre… Anche se aurore e sedie non sanno di esistere… di tutte le creature dell’universo, corporee e spirituali, solo gli esseri umani si sono evoluti al punto di poter meditare, scorgere, udire, comunicare, annusare il tempo e lo spazio… o forse inventarli per rendere più semplice il proprio vivere. Nella scenografia in perenne competizione e contrapposizione si snoda “La fiamma spezzata”, che non è affatto l’opera di un esordiente. Perché riflette tutti i crismi del romanzo, asseconda il tipico fluire del giallo, quindi è un romanzo giallo! L’autore, però, non è un novellino ma un romanziere navigato, un giallista incallito, non l’outsider che si cimenta per la prima volta in uno sport mai praticato. La preparazione culturale è di livello, il piglio letterario consumato, il patrimonio linguistico ampio per pregio e volume, la tecnica descrittiva chiara, levigata, disinvolta, coinvolgente, appassionante. E non è solo un romanzo giallo, ma anche il caleidoscopio di approfondimenti psicologici, sociali, politici, economici, criminali che vengono cesellati ed indirizzano le lettrici, i lettori, verso habitat sperimentati solo attraverso incomplete sintesi massmediali, spesso ingiustamente relegate nella cronaca o, ancor peggio, in quella nera, ove, di frequente, conoscenza, sapienza e quotidianità sono in plastica sintonia. L’antieroe è il capitano dei carabinieri Giulio Mariani. “Alto, bruno… atletico, di famiglia umile… promosso per esserselo guadagnato… con indagini brillanti e operazioni rischiose... Eterno Peter Pan(p. 21)… idealista e sentimentale (p. 27) - per lui Casillo (la vittima) era diventato Ciro (p. 268) – … sempre pronto a usare espedienti inusitati… Era stato ai servizi segreti… non un giustiziere, ma un giusto (p. 27)… Con sua moglie Francesca e i 3 ragazzi, avevano trovato un appartamento decoroso in zona tranquilla… la sua oasi, al riparo dal caos” (p. 20). Il caos! Cosa intende l’autore… e la lettrice, il lettore? È una parola adescatrice, perché può risolversi in un banale sostantivo come il disordine di una stanza, il traffico automobilistico, ma già, se approdiamo alla confusione mentale, la requisitoria si denuda in iter compositi, eterogenei, aggrovigliati, che conducono alla psichiatria, alla psicoanalisi, alla psicoterapia: una marea oscura, opaca, enigmatica… come il buio antecedente al cosmo della mitologia greca. Talete arringa addirittura di “entità eterna… che non esiste dall'eternità”, mentre dopo secoli i fisici quantistici ipotizzano un vuoto primordiale ove l’energia si trasforma in materia. Da quale caos esige difesa Mariani? Come si fa a concepire un’oasi? Nell’ambito fenomenico o in quello noumenico? Il caos è tempo? O assenza di tempo? È spazio? O negazione dello spazio? O rendez-vous… un’essenza simbiotica, un vuoto pieno o un pieno vuoto. Al capitano non secca elucubrare, ma preferisce il pragmatismo, la concretezza delle prove, inchieste ancorate alla realtà, eppure la malinconia lo avvolge e lo incammina verso ruscelli gradevoli e indulgenti: “Gli venne da pensare a sua moglie e ai ragazzi. Non li avrebbe delusi di nuovo, dando loro buca per il cenone…” (p. 181). Le figlie! I figli! Ancora abbarbicati alla solidità delle mura domestiche, timorosi del futuro, che possa mancare, oppure esserci senza di loro, o ancora assegnare loro la mansione di comparse, o spettatori, addirittura paganti, in adorazione di attrici ed attori, esibiti come star, da demolire celermente. Ma lui, il carabiniere, è un buon padre? Cerca, si impegna, ma… Sicuramente l’autorità in caserma cede all’affettuosità casalinga… Lo Spazio!... La sua peculiarità determina lo stato d’animo, la maniera, la tipologia del gesto... “Una sorta di doppia personalità, quasi inversa rispetto a quella che si manifestava quando era in servizio” (p. 21)... Sì, ma lui, il milite, soddisfa le aspettative della prole? Ascolta? Dialoga? È autorevole… autentico? La qualità del tempo… Il Tempo!... che offre loro è senz'altro appagante. Ma la quantità è carente… minima… e bambine, bambini, adolescenti hanno bisogno di minuti, ore, crepuscoli, chiarori per esprimersi, fidarsi, amare consciamente, non solo istintivamente. Capita’ in pagella prendi 7, con il meno! Ma la discendenza merita almeno un 9 pieno! Mentre si sta ancora arrovellando su come aumentare il voto, Mariani è colmato da nuove esitazioni: “…gli spunti e le possibili strade da percorrere. Comprese un paio di ipotesi al limite dell’assurdo. Ma… se arrivi a escludere… l’ovvio e il possibile, poi ti tocca pensare a valutare l’impossibile…” (p. 188). Possibile e impossibile! I due concetti gli irrompono nel cranio come monoliti scheggiati: come si fa a discernere il possibile dall’impossibile? Attraverso un criterio temporale: se il fatto non si verifica entro un arco perentorio, diventa impossibile… Attraverso un parametro spaziale: se l’episodio non accade in quel luogo, varca i confini del possibile… Ma, oltre la scadenza e in una location diversa, l’impossibile è possibile. Siamo al caos… Il Caos!... sulla scrivania, sulla carreggiata o nell’inconscio? Il busillis non demorde. Non è Carneade ma… Il militare sobbalza. “Eccomi, mi presento, sono il fiume Sarno!”. E ce mancavi solo tu!... potrebbe reagire il titolare dell’encefalo… e invece no, al proprietario importa l’ecosistema, piace sniffare il profumo di Greta Thunberg, mimetizzarsi tutti i venerdì fra ragazze e ragazzi di “Fridays for Future”. “Per arrivare a destinazione dovettero oltrepassare la zona del fiume, e neppure i finestrini chiusi riuscirono a proteggerli dai miasmi che salivano dalle acque malate…”(p. 190). Il testo delinea le problematiche ambientali e la contesa fra diritto alla salute, al lavoro, all’iniziativa imprenditoriale, per poi occuparsi di urbanistica e piani regolatori: “pareva che vie e piazze fossero state gettate a caso fra un cumulo di edifici della più varia foggia…” (p. 191). Seguono a ruota le terre dei fuochi (p. 254 ss), la micro e macro criminalità: dalle rapine alle estorsioni, all’usura, alla magia truffaldina, fino al cruento reticolo camorristico. Non mancano incursioni autobiografiche come la mise di “idealista e sentimentale” che adorna Mariani (p. 27), che, guarda caso, è anche “esperto di arti marziali” (p. 27) e delega la professione di reporter al suo caro amico, Gianluigi Alfano: “redattore di uno dei quotidiani napoletani si occupava essenzialmente di cronaca nera… Pur avendo casa… a un tiro di schioppo – o di revolver… – dai bunker delle cosche locali… (p. 195)”. È lampante che Gianluigi è l’autore! Alla ricerca della verità! “La verità spesso è come una stella nel cielo… Ma prova a distogliere un attimo lo sguardo… E quando tornerai a cercare quella stella… Ti assale il dubbio” (p. 253). Il dubbio è una virtù, anzi un’arte, il veicolo utilizzato dall’apertura intellettuale per mettersi in discussione, rinvigorire l’umile ricerca della verità, scovare affannosamente altre obiettività, altre visioni, altre utopie. La nostra verità può non essere la verità. Ovviamente il dilemma non deve paralizzare, ma va inserito in una individualità solida ed equilibrata, pronta a scelte immediate se necessario, ed accompagnata da uno scopo che palpiti di tenerezze ed emozioni. Forse chi è convinto di sapere si allontana dalla verità, chi rincorre il dubbio le si avvicina. Forse! Ma dov’è il giallo? la trama? Bisogna rivelare il pavese di umanità che circoscrive una sua parte come contorno testimoniale ed incalza il cerchio dei sospettati fino ad identificare il colpevole. Un buon giallo però è divulgazione intelligentemente progressiva, azione, viaggio, ma soprattutto attesa! La suspense è intraprendente, il finale sorprendente… Insomma è opportuno appagare l’ansioso girar di fogli. Ciro Casillo, appuntato carabiniere, un bravo giovane, sul cui cappello la fiamma è spezzata. Esterina, sua madre, minuta ma decisa, tenace, coraggiosa, possente, non crede al suicidio. Angela, sua moglie, e una decina di parenti. Il comandante generale dell’Arma, pretende attendibilità, temendo per la salvaguardia nazionale. I servizi segreti: “Scherzare coi Servizi… gioco perverso in cui non sempre gli amici erano amici e i nemici nemici” (p. 48). Mariani, il detective riservato con “l’istinto irrefrenabile del segugio che non riesce a fare a meno di lanciarsi su una pista al termine della quale già sa che troverà una preda con cui sarà mortale misurarsi”. (p. 38). Clara Di Fiore, la magistrata inquirente, “una con le palle”, “che Mariani apprezzava tanto, perché capace di coordinare e partecipare in maniera propositiva, di dirigere e indirizzare, ma soprattutto di cogliere i suggerimenti giusti da parte di chi indagava, senza preconcetti né supponenza” (p. 66). I documenti, le ricerche, le esplorazioni, le ricognizioni, gli accertamenti, gli interrogatori, i verbali, le contraddizioni, le incompatibilità, le ostilità… La colpevole, le colpevoli, il colpevole, i colpevoli. Un merito del capitano è proprio l’opinione negativa sui servizi segreti. Sono l’antitesi della democrazia, che deve essere trasparente, consentire a cittadine e cittadini di osservare, esaminare, controllare gli atti e i comportamenti dei suoi funzionari per partecipare consapevolmente alla costruzione del bene comune. E invece il segreto è dappertutto; spesso diventa strumento della classe dirigente e della burocrazia per nascondere abusi e prevaricazioni… Altro che edificio di vetro in cui si può vedere tutto ciò che accade… l'Italia dei segreti… di Stato, politico, militare, diplomatico, d'ufficio, istruttorio, professionale, industriale, bancario, epistolare, parlamentare, religioso… Eppure la Costituzione privilegia la pubblicità… sì, la pubblicità deve essere la regola, il segreto l'eccezione… e per un periodo breve. No, sull’intreccio più di tanto non si può anticipare, altrimenti il giallo svanisce. Be’, si può aggiungere che sono esclusi: il maggiordomo, il cane testimone silenzioso, miss Marple la vecchietta che imbarazza Scotland Yard, arsenico o cianuro, l’ispettore di polizia Fazio, di Camilleri, che rompe i “cabasisi” ai carabinieri. La chiusura non può non contenere la pressante preghiera di pubblicare un nuovo romanzo, magari più d’uno. È facile prevedere che l’editore Avagliano avrà le braccia spalancate! Ma la voglia di rileggere ancora questa pagina èintensa: “Francesca gli aprì… e aveva sul viso la gioia di quel ritorno... Aveva disperato perfino in quella serata… i ragazzi erano pronti accanto alla tavola già apparecchiata… Claudio… Monica… Tonino… Avrebbero dovuto attendere… non ne furono capaci. Gli si lanciarono incontro, aggrappandoglisi addosso. Lui, stringendoli, allargò il braccio libero per richiamare Francesca ad unirsi a quella stretta di gruppo” (p. 198).
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