Giuseppe Dossetti e Sandro Baldini | posted: 15/12/2021 at 16:40:24 |
Don Giuseppe è in una dimensione che non conosciamo dal 15 dicembre 1996, Sandro dal 17 dicembre 2015. Sandro ama il suo maestro e ne discorre e scrive con sincera gratitudine senza erodere l’obiettività. C’è una sua riflessione davvero efficace. È del 2009 ed è pubblicata nel libro “Sandro”, Monteveglio, 2016. La trasformo in dialogo per essere tutt’uno con loro. Sandro è raggomitolato come un passerotto educato e partecipe sulla sponda destra del vivace divano della sua casa: sobria… oserei dire povera… solidale, appassionata. Don Giuseppe, serenamente fervido, pazientemente insofferente… nella sua immaterialità attuale… è sulla poltroncina essenziale di fronte. Io su quella omologa, discreta e benaugurante. Michi: Sandro, prova a definire la vicenda terrena di don Giuseppe! Sandro: Non è definibile, al massimo si può delineare umilmente nella sua complessità e atipicità. Infatti è partigiano ma non tocca mai un’arma. È vicesegretario della Democrazia Cristiana senza essere iscritto al partito. Pur essendo grande esperto di diritto ecclesiastico e canonico, non ha mentori. Diventa sacerdote senza un giorno di seminario. È risoluto sostenitore della rivoluzione di Papa Giovanni XXIII, che incontra più volte; al Concilio Vaticano II svolge un ruolo rilevante, accanto al cardinale Lercaro, ma non riveste alcuna carica ufficiale. Fonda la Piccola Famiglia dell’Annunziata, una comunità religiosa di impronta monastica che include però persone sposate. Votato alla preghiera e al silenzio, che mantiene per decenni, nel 1994 però, con grande clamore e dispendio di energie, lancia il memorabile appello in difesa dei valori della Costituzione, messi in discussione da alcune forze politiche. Michi: A me sembra un eretico… della Chiesa, della politica, della società… la diversità parte vivente del tutto… che incalza… motore della natura, delle trame del mondo fenomenico, del suo snodarsi nei secoli… Lo incontro tutti i giorni, tante volte al giorno; mi indica il sentiero. Don Giuseppe ascolta con labbra sognanti! Sandro: Certo, costringe a rimettersi costantemente in gioco con la mente e il cuore; a seguire i contrasti interiori, come ogni cristiano e ogni persona. Ci sono due orientamenti: il primo divide la sua vita in vari periodi temporali, senza un dinamico rapporto tra loro, nei quali si sarebbe avvicinato progressivamente alla verità, sua propria, prima ignorata; il secondo la reputa una evoluzione a tutto tondo senza conflitti, coesa, ininterrotta, di convinzioni già presenti nella sua adolescenza e giovinezza, che, nella fase conclusiva, si sarebbero riconfermate, più o meno arricchite ma immutate. A mio parere entrambi falliscono il bersaglio. Don Giuseppe annuisce. Io taccio, coinvolto per intero. Sandro: In realtà, quel che ha unificato la sua esistenza non sono state le sue idee ma il suo essere un “cristiano ardente”! E così ha vissuto, pensato, sentito, parlato, insegnato, rivolgendosi primariamente ai cristiani, i quali dovrebbero avere la capacità di capirlo meglio di qualunque altro! La sua visione ha potuto avere una forte risonanza nelle temperie culturale, politica e religiosa della società e ha potuto essere utilizzata con profitto in vista di fini strettamente politici. La sua massima aspirazione però è sempre stata rendere conto “della speranza che era [in lui]” e di farlo “con franchezza senza riserve timide o scaltre, con dolcezza e rispetto verso tutti gli uomini e con retta coscienza”. Michi: Ma allora concepisce un cristianesimo originale, innovativo? Sandro: Il cristianesimo che Don Giuseppe professava aveva evidenti peculiarità. Era un cristianesimo radicale: don Giuseppe ripeteva sempre che voleva essere nella Chiesa un semplice cristiano, cioè un semplice battezzato, afferrato da Dio mediante questo atto sacramentale, ma inculcava anche che questa chiamata battesimale “costringe” a portare fino in fondo “lo sviluppo coerente e continuo… sino alla sequela pura e totale di Cristo”. Era un “cristianesimo incarnato” nella Storia! Michi: Puoi spiegare meglio questo concetto? L’incarnazione riguarda sia Cristo che il cristianesimo? Sandro: Don Giuseppe aveva optato, per sé e la sua “famiglia”, per il primato della preghiera su ogni altra opera, ma non si stancava di mettere in guardia contro il pericolo di un cristianesimo rarefatto, spiritualista, acosmico, disincarnato. Invitava sempre a rivolgere lo sguardo, con tutte le proprie forze, certamente a Dio cercandone il volto, ma contemporaneamente alla Storia e a quella unica carovana umana che l’attraversava e di cui tutti, quale che sia il loro stato, fanno parte. Don Giuseppe sorride. Io mi commuovo. Gesù, incorporeo osservatore, è seduto sulla sponda sinistra del divano e sventola la mano. michi del gaudio
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