Carmine Alboretti | posted: 17/12/2021 at 11:41:18 |
Il noto giornalista il 17 dicembre 2021 compirebbe 47 anni. Francesco non è ancora nato, ma Carmine già manifesta uno spontaneo senso paterno. Scrive infatti, all’inizio del terzo millennio, un racconto per spiegare a bambine e bambini cos’è la legalità. Provo ad immaginarlo con Franceschino protagonista al posto di Gennarino. La casa di Via Dante è illuminata e gioiosa in una Trecase discreta e riservata. Franceschino nei suoi sei anni gioca nel salone in un caleidoscopio di telecomandi, consolle, joystick, computer, pen drive, cellulari, fogli da disegno con matite variopinte attive e a riposo, block notes con una penna a scatto ansiosa di operare… Carmine è al suo pc, con la mente all’articolo in itinere per il suo giornale; con un occhio al pargoletto intelligente, curioso, capace, vitale; con il cuore allo loro triade, unita, amante, indissolubile… Maria si fa guidare dall’aspirapolvere da una stanza all’altra, ardente verso la luce di figlio e papà. L’armonia si lacera d’un tratto per un tonfo di Franceschino che trascina fili attorcigliati ed oggetti, compreso il vaso di Murano, acquistato in viaggio di nozze. Dopo il rimprovero Franceschino si chiude nella sua cameretta. Non abbraccia il suo orsacchiotto da tempo, ma ora ha voglia di stringerlo forte… i pensieri si affastellano, ronzano, se ne impone uno: - “Franceschì, mi raccomando comportati bene! Non litigare, fai il bravo a scuola… e a casa…”. Sembrano segnali stradali! Che esaurimento! Io ora sono grande, capisco! E m’impegno per essere un giovanotto a modo! M’impegno… insomma… le birichinate mi scappano! Giovanotto… insomma… sì, ho sei anni… ma di cervello arrivo almeno a venti! Ah, come mi piacerebbe abitare in un mondo dove non ti dicono quello che devi fare, dove puoi andare in giro senza meta, vedere la televisione quanto ti pare, cliccare pc e videogames senza limiti… Assorto nelle sue fantasticherie, il piccolo si addormenta. L’orsacchiotto è tutt’uno con lui. Durante il sonno, come per magia, si ritrova sul pianeta che ha tanto desiderato: libertà assoluta! E così, passeggiando, incontra un tizio che, vista la bella giornata, si è messo a fare colazione in mezzo alla strada: in pigiama, con tanto di tavolino, caffellatte, cornetto e succo d’arancia. - Sei impazzito! Non vedi che le macchine non riescono a passare? Così rischi di essere investito! - Io faccio quello che mi pare! Franceschino se ne va un po’ perplesso, un po’ rattristato, un po’ inquieto. Nel frattempo si forma una colonna di traffico e piovono bestemmie e improperi. Ma non succede nulla! Tutte, tutti abbandonano l’auto in terza fila e chi se ne frega! Qualche metro più avanti un omone rincorre un mingherlino e lo riempie di botte. La scena si svolge sotto gli occhi di decine di persone, ma nessuno interviene. Niente poliziotti! Chiunque può rubare, rapinare, scippare, comprare e vendere droga, e persino uccidere. Divieti zero! Latitano prigioni, tribunali, chiese e ospedali. Non esistono leggi contro i violenti, gli approfittatori, i truffatori, i malfattori di ogni specie. Franceschino comincia ad avere paura. E già perché la libertà senza freni non è poi così esemplare, conveniente, meravigliosa. C’è addirittura chi fa del male agli altri senza una ragione precisa, per divertimento o per noia. E i forti prevalgono sui deboli. Io sono solo un bambino! Ho sei anni! Un brutto ceffo mi può tagliare a pezzi! Anzi può entrarmi in casa, mentre me ne sto tranquillamente ai videogiochi o alla tv, e pretendere di sedersi al posto mio e cambiare canale… Ma proprio mentre l’intruso gli strappa di mano il joystick, Franceschino si sveglia di soprassalto e si precipita dai genitori senza mollare il peluche. Maria si svincola dal lenzuolo e dal torpore, poi mette a fuoco la penombra e lo sguardo ansimante del fanciullo… Lo accarezza dolce, lo consola tenera, lo rassicura suadente: - Cosa è successo, tesoruccio? – Ma tu stai tremando! – si preoccupa Carmine, che esibisce la sua sagoma virile e protettiva. - Mi sono spaventato perché credevo di vivere in una umanità senza regole. - E allora che c’è di tanto terribile? - C’è che preferisco stare in una città che aiuta i meno fortunati, assiste gli ammalati, impedisce prepotenze come impadronirsi del telecomando, premia i meritevoli come me e punisce i cattivi come quel compagno che mi ruba la merenda. I tre si avviluppano in simbiosi: - Bene, giovanotto, hai finalmente scoperto il significato della parola “legalità”. michi del gaudio
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