Notizie del 4/2021
Luigi Cafiero vittima di camorra | posted: 21/4/2021 at 18:00:07 |
Luigi : Sto vivendo il primo amore con una ragazza al primo amore… è meraviglioso! Annamaria : Io comincio a sentire il desiderio di confrontarmi con un ragazzo in modo profondo, intimo… di dedicargli tutti i miei pensieri. Luigi : Mi piace soprattutto quell’“intimo”! Annamaria : Voi ragazzi siete sempre i soliti, pensate sempre… Annamaria e Luigi sono studenti, parlano sereni in auto fra allegria e buonumore. Il silenzio è proprio assente, fa capolino solo quando si baciano, ma oggi filosofeggiano. Luigi : Ti vedo perplessa, ti conosco, che succede? È per la matematica? Annamaria : Ma no! Luigi : Per il compito in classe? Ti fai aiutare da mio fratello Liberato, con i numeri è un fenomeno. Annamaria : Come è caro Liberato. Siete legatissimi! Comunque ha a che fare con la matematica, ma non è la matematica. È la razionalità! Luigi : E che c’entra mò? Annamaria : Razionalità e amore… sono due parti di me che lottano sempre… la mia anima è appesa ad un filo… E poi arrivi tu! Luigi : Il principe azzurro! Annamaria : Cretino! Però, sì, mi sembra di vivere in uno scenario quasi fiabesco, di sentimenti e batticuori; sono appagata, come se avessi trovato qualcosa di prezioso che mi rende completa. Da quando ho scoperto l’amore anche una giornata qualunque può trasformarsi in un’atmosfera magica, come se la realtà si mescolasse al sogno. Luigi : Basta poco: le serate a chiacchierare, ridere, scherzare… e i balli scatenati… e il ballo lento nonostante la musica svelta, l’abbraccio avvinghiato, le nuove sensazioni, la conoscenza timida e desiderosa del tuo fisico, le nuove voglie che si sprigionano e mi rendono felice… mi mettono paura... Annamaria : È una sensazione di felicità e vergogna, di calore, piacere e imbarazzo che lega, vincola… è un percorso sempre più intenso... Luigi : … un impulso indomabile, difficile da gestire… fragile… complicato come un problema di geometria… Undici colpi di pistola trafiggono a morte Luigi. Altri cinque feriscono Annamaria in modo non grave. LUIGI CAFIERO, vittima innocente di camorra, viene ucciso il 21 aprile 1982.
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“La fiamma spezzata” di Giovanni Taranto | posted: 19/4/2021 at 16:42:05 |
Le narrazioni normalmente assumono una scansione spaziotemporale. Ne “La fiamma spezzata” di Giovanni Taranto (Avagliano Editore), lo spazio e il tempo assurgono al ruolo di personaggi, tanto è il tempo dedicato allo spazio, e lo spazio consacrato al tempo. “Certe date epocali sembrano capaci di rivoluzionare il calendario. Ancor più quello interiore, che ognuno di noi ha nella propria testa, nel proprio cuore, nella propria pancia” (p. 214). Il tempo non è solo fuori di noi, ma anche dentro di noi, condiziona i pensieri e le condotte e, lungi dall’essere sempre dinamico, a volte è “fermo” (p. 338). Che sia vero dipende da chi lo agisce, da chi lo osserva, da chi lo percepisce… Lo spazio s’insinua in ogni segmento del canovaccio e lo caratterizza, lo articola, lo definisce: la casa, la caserma, il camposanto, il fiume, l’Alfa, strade, stradine, vicoli, viottoli… e i temporali che li colorano con abiti varianti, con tinte intercalanti, con atmosfere che rispecchiano fisica e metafisica: “La pioggia si stava facendo sempre più fitta… Sagome indistinte sbucavano ogni tanto dal sipario liquido… ossessivo e ipnotico (il) movimento delle spazzole di gomma sui vetri (p. 33)…La pioggia rada della sera inoltrata si ricordò fosse inverno, e parve gelare, lucidando i basoli neri di lava vesuviana…”. (p. 198) Ma si potrebbe fare a meno del tempo e dello spazio? Cosa resterebbe dell’esposizione deprivata delle coordinate dell’ieri, dell’oggi, del domani e del teatro degli avvenimenti? E dei sensi dei protagonisti e di quelli della scrittrice, dello scrittore e ancora della lettrice, del lettore? Senza albe e tramonti, istanti ed ere geologiche, senza sgabuzzini e regge, borghi e metropoli, non nascerebbero la commedia, la tragedia, né chi recita, compone le righe o le scorre… Anche se aurore e sedie non sanno di esistere… di tutte le creature dell’universo, corporee e spirituali, solo gli esseri umani si sono evoluti al punto di poter meditare, scorgere, udire, comunicare, annusare il tempo e lo spazio… o forse inventarli per rendere più semplice il proprio vivere. Nella scenografia in perenne competizione e contrapposizione si snoda “La fiamma spezzata”, che non è affatto l’opera di un esordiente. Perché riflette tutti i crismi del romanzo, asseconda il tipico fluire del giallo, quindi è un romanzo giallo! L’autore, però, non è un novellino ma un romanziere navigato, un giallista incallito, non l’outsider che si cimenta per la prima volta in uno sport mai praticato. La preparazione culturale è di livello, il piglio letterario consumato, il patrimonio linguistico ampio per pregio e volume, la tecnica descrittiva chiara, levigata, disinvolta, coinvolgente, appassionante. E non è solo un romanzo giallo, ma anche il caleidoscopio di approfondimenti psicologici, sociali, politici, economici, criminali che vengono cesellati ed indirizzano le lettrici, i lettori, verso habitat sperimentati solo attraverso incomplete sintesi massmediali, spesso ingiustamente relegate nella cronaca o, ancor peggio, in quella nera, ove, di frequente, conoscenza, sapienza e quotidianità sono in plastica sintonia. L’antieroe è il capitano dei carabinieri Giulio Mariani. “Alto, bruno… atletico, di famiglia umile… promosso per esserselo guadagnato… con indagini brillanti e operazioni rischiose... Eterno Peter Pan(p. 21)… idealista e sentimentale (p. 27) - per lui Casillo (la vittima) era diventato Ciro (p. 268) – … sempre pronto a usare espedienti inusitati… Era stato ai servizi segreti… non un giustiziere, ma un giusto (p. 27)… Con sua moglie Francesca e i 3 ragazzi, avevano trovato un appartamento decoroso in zona tranquilla… la sua oasi, al riparo dal caos” (p. 20). Il caos! Cosa intende l’autore… e la lettrice, il lettore? È una parola adescatrice, perché può risolversi in un banale sostantivo come il disordine di una stanza, il traffico automobilistico, ma già, se approdiamo alla confusione mentale, la requisitoria si denuda in iter compositi, eterogenei, aggrovigliati, che conducono alla psichiatria, alla psicoanalisi, alla psicoterapia: una marea oscura, opaca, enigmatica… come il buio antecedente al cosmo della mitologia greca. Talete arringa addirittura di “entità eterna… che non esiste dall'eternità”, mentre dopo secoli i fisici quantistici ipotizzano un vuoto primordiale ove l’energia si trasforma in materia. Da quale caos esige difesa Mariani? Come si fa a concepire un’oasi? Nell’ambito fenomenico o in quello noumenico? Il caos è tempo? O assenza di tempo? È spazio? O negazione dello spazio? O rendez-vous… un’essenza simbiotica, un vuoto pieno o un pieno vuoto. Al capitano non secca elucubrare, ma preferisce il pragmatismo, la concretezza delle prove, inchieste ancorate alla realtà, eppure la malinconia lo avvolge e lo incammina verso ruscelli gradevoli e indulgenti: “Gli venne da pensare a sua moglie e ai ragazzi. Non li avrebbe delusi di nuovo, dando loro buca per il cenone…” (p. 181). Le figlie! I figli! Ancora abbarbicati alla solidità delle mura domestiche, timorosi del futuro, che possa mancare, oppure esserci senza di loro, o ancora assegnare loro la mansione di comparse, o spettatori, addirittura paganti, in adorazione di attrici ed attori, esibiti come star, da demolire celermente. Ma lui, il carabiniere, è un buon padre? Cerca, si impegna, ma… Sicuramente l’autorità in caserma cede all’affettuosità casalinga… Lo Spazio!... La sua peculiarità determina lo stato d’animo, la maniera, la tipologia del gesto... “Una sorta di doppia personalità, quasi inversa rispetto a quella che si manifestava quando era in servizio” (p. 21)... Sì, ma lui, il milite, soddisfa le aspettative della prole? Ascolta? Dialoga? È autorevole… autentico? La qualità del tempo… Il Tempo!... che offre loro è senz'altro appagante. Ma la quantità è carente… minima… e bambine, bambini, adolescenti hanno bisogno di minuti, ore, crepuscoli, chiarori per esprimersi, fidarsi, amare consciamente, non solo istintivamente. Capita’ in pagella prendi 7, con il meno! Ma la discendenza merita almeno un 9 pieno! Mentre si sta ancora arrovellando su come aumentare il voto, Mariani è colmato da nuove esitazioni: “…gli spunti e le possibili strade da percorrere. Comprese un paio di ipotesi al limite dell’assurdo. Ma… se arrivi a escludere… l’ovvio e il possibile, poi ti tocca pensare a valutare l’impossibile…” (p. 188). Possibile e impossibile! I due concetti gli irrompono nel cranio come monoliti scheggiati: come si fa a discernere il possibile dall’impossibile? Attraverso un criterio temporale: se il fatto non si verifica entro un arco perentorio, diventa impossibile… Attraverso un parametro spaziale: se l’episodio non accade in quel luogo, varca i confini del possibile… Ma, oltre la scadenza e in una location diversa, l’impossibile è possibile. Siamo al caos… Il Caos!... sulla scrivania, sulla carreggiata o nell’inconscio? Il busillis non demorde. Non è Carneade ma… Il militare sobbalza. “Eccomi, mi presento, sono il fiume Sarno!”. E ce mancavi solo tu!... potrebbe reagire il titolare dell’encefalo… e invece no, al proprietario importa l’ecosistema, piace sniffare il profumo di Greta Thunberg, mimetizzarsi tutti i venerdì fra ragazze e ragazzi di “Fridays for Future”. “Per arrivare a destinazione dovettero oltrepassare la zona del fiume, e neppure i finestrini chiusi riuscirono a proteggerli dai miasmi che salivano dalle acque malate…”(p. 190). Il testo delinea le problematiche ambientali e la contesa fra diritto alla salute, al lavoro, all’iniziativa imprenditoriale, per poi occuparsi di urbanistica e piani regolatori: “pareva che vie e piazze fossero state gettate a caso fra un cumulo di edifici della più varia foggia…” (p. 191). Seguono a ruota le terre dei fuochi (p. 254 ss), la micro e macro criminalità: dalle rapine alle estorsioni, all’usura, alla magia truffaldina, fino al cruento reticolo camorristico. Non mancano incursioni autobiografiche come la mise di “idealista e sentimentale” che adorna Mariani (p. 27), che, guarda caso, è anche “esperto di arti marziali” (p. 27) e delega la professione di reporter al suo caro amico, Gianluigi Alfano: “redattore di uno dei quotidiani napoletani si occupava essenzialmente di cronaca nera… Pur avendo casa… a un tiro di schioppo – o di revolver… – dai bunker delle cosche locali… (p. 195)”. È lampante che Gianluigi è l’autore! Alla ricerca della verità! “La verità spesso è come una stella nel cielo… Ma prova a distogliere un attimo lo sguardo… E quando tornerai a cercare quella stella… Ti assale il dubbio” (p. 253). Il dubbio è una virtù, anzi un’arte, il veicolo utilizzato dall’apertura intellettuale per mettersi in discussione, rinvigorire l’umile ricerca della verità, scovare affannosamente altre obiettività, altre visioni, altre utopie. La nostra verità può non essere la verità. Ovviamente il dilemma non deve paralizzare, ma va inserito in una individualità solida ed equilibrata, pronta a scelte immediate se necessario, ed accompagnata da uno scopo che palpiti di tenerezze ed emozioni. Forse chi è convinto di sapere si allontana dalla verità, chi rincorre il dubbio le si avvicina. Forse! Ma dov’è il giallo? la trama? Bisogna rivelare il pavese di umanità che circoscrive una sua parte come contorno testimoniale ed incalza il cerchio dei sospettati fino ad identificare il colpevole. Un buon giallo però è divulgazione intelligentemente progressiva, azione, viaggio, ma soprattutto attesa! La suspense è intraprendente, il finale sorprendente… Insomma è opportuno appagare l’ansioso girar di fogli. Ciro Casillo, appuntato carabiniere, un bravo giovane, sul cui cappello la fiamma è spezzata. Esterina, sua madre, minuta ma decisa, tenace, coraggiosa, possente, non crede al suicidio. Angela, sua moglie, e una decina di parenti. Il comandante generale dell’Arma, pretende attendibilità, temendo per la salvaguardia nazionale. I servizi segreti: “Scherzare coi Servizi… gioco perverso in cui non sempre gli amici erano amici e i nemici nemici” (p. 48). Mariani, il detective riservato con “l’istinto irrefrenabile del segugio che non riesce a fare a meno di lanciarsi su una pista al termine della quale già sa che troverà una preda con cui sarà mortale misurarsi”. (p. 38). Clara Di Fiore, la magistrata inquirente, “una con le palle”, “che Mariani apprezzava tanto, perché capace di coordinare e partecipare in maniera propositiva, di dirigere e indirizzare, ma soprattutto di cogliere i suggerimenti giusti da parte di chi indagava, senza preconcetti né supponenza” (p. 66). I documenti, le ricerche, le esplorazioni, le ricognizioni, gli accertamenti, gli interrogatori, i verbali, le contraddizioni, le incompatibilità, le ostilità… La colpevole, le colpevoli, il colpevole, i colpevoli. Un merito del capitano è proprio l’opinione negativa sui servizi segreti. Sono l’antitesi della democrazia, che deve essere trasparente, consentire a cittadine e cittadini di osservare, esaminare, controllare gli atti e i comportamenti dei suoi funzionari per partecipare consapevolmente alla costruzione del bene comune. E invece il segreto è dappertutto; spesso diventa strumento della classe dirigente e della burocrazia per nascondere abusi e prevaricazioni… Altro che edificio di vetro in cui si può vedere tutto ciò che accade… l'Italia dei segreti… di Stato, politico, militare, diplomatico, d'ufficio, istruttorio, professionale, industriale, bancario, epistolare, parlamentare, religioso… Eppure la Costituzione privilegia la pubblicità… sì, la pubblicità deve essere la regola, il segreto l'eccezione… e per un periodo breve. No, sull’intreccio più di tanto non si può anticipare, altrimenti il giallo svanisce. Be’, si può aggiungere che sono esclusi: il maggiordomo, il cane testimone silenzioso, miss Marple la vecchietta che imbarazza Scotland Yard, arsenico o cianuro, l’ispettore di polizia Fazio, di Camilleri, che rompe i “cabasisi” ai carabinieri. La chiusura non può non contenere la pressante preghiera di pubblicare un nuovo romanzo, magari più d’uno. È facile prevedere che l’editore Avagliano avrà le braccia spalancate! Ma la voglia di rileggere ancora questa pagina èintensa: “Francesca gli aprì… e aveva sul viso la gioia di quel ritorno... Aveva disperato perfino in quella serata… i ragazzi erano pronti accanto alla tavola già apparecchiata… Claudio… Monica… Tonino… Avrebbero dovuto attendere… non ne furono capaci. Gli si lanciarono incontro, aggrappandoglisi addosso. Lui, stringendoli, allargò il braccio libero per richiamare Francesca ad unirsi a quella stretta di gruppo” (p. 198).
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Federigo Sicuteri | posted: 13/4/2021 at 14:42:14 |
È il suo novantottesimo compleanno, lo festeggia nella vita senza tempo. È docente di clinica medica e farmacologia all'Università di Firenze, pioniere fin dal 1949 dello studio delle cefalee, scopritore delle terapie più efficaci, fondatore del primo centro cefalee al mondo… grazie a lui al mal di testa viene riconosciuta la dignità di malattia autonoma, causata dal malfunzionamento del sistema dell’organismo che difende dal dolore e ne trasmette il segnale. È primavera… 1988… sono al Centro cefalee di Firenze… il ricovero si è reso necessario… le crisi sono diventate acute e frequenti, ho perso il conto degli analgesici, non però la voglia di vivere, cambiare il mondo. Qui va meglio; mi sottopongono ad accertamenti molto sofisticati e già trovo benefici dalla terapia intensiva a base di flebo di istamina; solo che durano anche sette, otto ore… non so se mi spiego!… persino la pipì diventa un problema: gli aghi ti escono dalla vena appena ti muovi… Anche se le infermiere fanno a gara per bucarmi le braccia: dicono che ho dei bellissimi occhi azzurri! Oggi sono addirittura venute due ricoverate a cui era giunta la voce… La prima volta il professor Sicuteri mi accolse umilmente: “Non conosco la causa delle cefalee, né so come curarle: faremo dei tentativi!”. Uno dei maggiori studiosi della materia sul pianeta! Fu un’iniezione d’entusiasmo: mi affascinò il suo essere disarmato e sincero, tipico dei grandi. Non che sia guarito, ma convivo con il dolore fisico, lo controllo, lo invito a cena qualche volta per guadagnarmi la sua simpatia, gli ululo di lasciarmi in pace quando diventa insopportabile. “Il mal di testa non ti è nemico - mi ripete spesso Federigo (siamo diventati amici) -; ti ha aiutato a sviluppare la sensibilità. Se oggi sei sereno, tenace, altruista, lo devi anche alla cefalea!”. E dialoghiamo… di tutto… ha una cultura profonda… un’umanità smisurata. Nonostante gli aspetti negativi dell’ospedale, lo stanzone a sei letti mi sta insegnando che non bisogna mai lamentarsi, perché c'è sempre chi sta peggio… e puoi avere rapporti spontanei, intensi con persone appena conosciute: Luigi, studente di ingegneria; Perillo, postino; Battisti, tecnico televisivo; Vittorio, macellaio; Pantaleo, pescivendolo! Ho precisato il loro lavoro, non per motivi sociali… o forse sì… ho imparato più da loro che da tanti parolai pseudo intellettuali. Ci unisce il fatto che ci capiamo; il mondo esterno è molto scettico e diffidente nei confronti del cefalalgico; lo crede un malato immaginario, un neurolabile; non sa che siamo malati veri. E noi siamo grati a Sicuteri per averlo dimostrato. Però a volte la vena pulsa e trafigge la tempia fino alla disperazione, che si insinua, frantuma, annienta… poi rammento la frase di quell’anonimo brasiliano appoggiata alla porta d’una chiesetta, fuori Gubbio... l’ho riposta nel cassetto… dentro l’anima…: Una notte ho sognato che camminavo sulla spiaggia con il Signore. Scene della mia vita balenavano attraverso il cielo. Impronte di piedi, a volte di quattro, a volte di due soli. Vedevo che nei periodi bui della mia vita le impronte erano soltanto due, perciò ho detto: "Signore, avevi promesso che avresti sempre camminato al mio fianco! Perché, quando più avevo bisogno di te, non mi eri accanto?" "Quando hai visto solo due impronte - mi ha risposto - ti portavo sulle braccia". Grazie, Federigo, buon compleanno!
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Nilde Iotti | posted: 10/4/2021 at 12:49:25 |
il 10 aprile compie centouno primavere, anche se ci lascia ventidue autunni fa. Partigiana, eletta all’Assemblea Costituente nel 1946, è membro della “Commissione dei 75”, che redige la Costituzione per poi sottoporla all’Aula. È sempre rieletta. Dal 1979 diventa la Presidente della Camera più longeva, resta infatti sullo scranno più alto per ben tredici anni, fino al 1992. La conosco nel maggio 1994 e nasce un bel rapporto, non oso dire di amicizia: le dò sempre del lei e del Presidente. La sua figura ieratica si staglia, mi mette in soggezione, è per me un punto di riferimento, anche perché non è mai di parte, è sopra. In Aula la sorte ci pone distanti, ma spesso capito accanto a lei nelle riunioni del gruppo parlamentare, scambiamo idee, a volte aderisce alle mie iniziative, interveniamo insieme a convegni… Un giorno i colleghi mi chiamano: Vieni in Transatlantico, la Presidente Iotti è da un’ora sul divano a leggere il tuo libro “Vi racconto la Costituzione!”. Il primo impulso è di allontanarmi alla chetichella, ma gli onorevoli mi trascinano accanto. Dialoghiamo, accetta di essere relatrice alla presentazione ufficiale del volume a Palazzo San Macuto… Nel maggio 1999 è pronta a partire per Torre Annunziata per una conferenza da me organizzata. Quando acconsente, è come se avesse detto sì ad una proposta di matrimonio, mi cadono i documenti che ho in mano, tremo. Ma non viene a Torre, per colpa mia, mi ammalo per un paio di mesi. “Stia bene! Rimandiamo all’autunno!” mi sussurra al telefono... una volta mi racconta delle sue vacanze con Togliatti in costiera amalfitana… è la sua compagna dal ’46 al ’64, quando Palmiro muore… nel ‘48 lo salva da un attentato facendogli da scudo… adottano una bambina rimasta orfana… aspetto l’autunno, ma la sua salute peggiora, rinuncia a tutti gli incarichi, si congeda il 18 novembre del ’99. Conservo gelosamente i suoi messaggi, in particolare quello dell’11 dicembre 1997: “Caro Del Gaudio, desidero ringraziarLa, per avermi inviato il suo libro ‘La Costituzione del duemila. Dai primi ordinamenti alla bicamerale’. Sono certa che esso, grazie al suo stile ironico, divertente, ma soprattutto chiaro e rigoroso, possa riuscire con successo a informare tutti coloro che desiderino saperne di più sulle istituzioni e sulle riforme istituzionali. Unitamente ai miei saluti, colgo l’occasione per augurare buon Natale e felice anno nuovo a Lei e alla sua famiglia. Complimenti, Luca è bellissimo, Nilde Iotti”.
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